In un articolo precedente, vi ho parlato delle prime 5 campionesse olimpiche della storia. Continuiamo oggi questo viaggio nell’evoluzione ritmica attraverso le vincitrici dei Giochi Olimpici dal 2004 a oggi!
Atene 2004: Alina Kabaeva
Ci eravamo lasciati con le Olimpiadi di Sydney 2000 dove la favorita Alina Kabaeva, frenata da un brutto errore, dovette accontentarsi del bronzo. Nel 2004, ad Atene, riuscì ad avere il suo riscatto e conquistare il titolo mancato 4 anni prima. La connazionale Irina Tcahchina si posizionò al secondo posto, mentre l’ucraina Anna Bessonova conquistò il bronzo.
Video Alina Kabaeva Atene 2004
In questo quadriennio, il codice in vigore prevedeva le combinazioni, cioè delle serie di difficoltà eseguite una di seguito all’altra, senza passi o collegamenti tra di loro. Le ginnaste, vincolate dall’esecuzione di 2-3 elementi consecutivi, avevano perso quasi completamente il collegamento con la musica che tanto caratterizzava la ritmica alle origini. Questa tendenza è ben visibile anche nell’esercizio di Kabaeva, contraddistinto dalle difficoltà di estrema flessibilità che lei stessa ha contribuito a diffondere esponenzialmente.
Pechino 2008: Eugenia Kanaeva
Nel 2008 a Pechino la giovanissima Eugenia Kanaeva sbaragliò la concorrenza, diventando la più giovane campionessa olimpica della storia della ritmica. A sorpresa, al secondo posto si posizionò la bielorussa Inna Zhukova, mentre l’ucraina Anna Bessonova, fresca di titolo mondiale 2007, riuscì a superare l’altra russa Olga Kapranova e confermare il suo secondo bronzo olimpico.
Video Eugenia Kanaeva Pechino 2008
Per fortuna, a quel punto le combinazioni erano state eliminate, ma le difficoltà rimanevano numerose. Forse troppe? Eugenia, sicuramente, le affrontava con maestria, sfruttando al massimo la sua notevole flessibilità dorsale.
Londra 2012: Eugenia Kanaeva
L’Olimpiade di Londra 2012 è ancora tutta per Eugenia Kanaeva, che stabilisce così un nuovo record, essendo l’unica vincitrice di due ori olimpici individuali nella storia della ritmica. Al secondo posto, come da previsioni, si classifica la connazionale Daria Dmitrieva, mentre sul terzo gradino troviamo la bielorussa Liubov Charkashyna, capace di una prestazione quasi impeccabile.
Video Eugenia Kanaeva Londra 2012
Ho deciso di presentarvi nuovamente il suo esercizio al nastro per evidenziare la crescita sia della ginnasta che della ginnastica in questi 4 anni. Le difficoltà richieste dal codice sono diminuite, e questo le permette di seguire maggiormente la musica e tutti i suoi accenti: talvolta sembra quasi voler tracciare col suo nastro le note musicali del pianoforte. Sicuramente la tendenza quella di tornare a guardare al passato e ripartire da lì per avere una ginnastica complessa ma sempre aderente alla musica, che è la vera essenza della ginnastica ritmica.
Rio de Janeiro 2016: Margarita Mamun
La ginnasta più vincente del quadriennio 2013-2016 è sicuramente l’elegantissima ed eterea Yana Kudryavtseva, che purtroppo si fa scivolare letteralmente dalle mani il titolo olimpico con una perdita alle clavette. Viene incoronata regina la connazionale Margarita Mamun, eterna seconda ma capace di una prestazione quasi perfetta proprio nel momento giusto. Il bronzo va all’ucraina Ganna Rizadtinova, tra le favorite del pubblico.
Video Margarita Mamun Rio de Janeiro 2016
In questo quadriennio, la ritmica ha subito un’ulteriore svolta grazie all’introduzione di tre nuovi fattori: la possibilità di utilizzare la musica cantata, le maestrie – dei movimenti originali, rischiosi ed unici con l’attrezzo – e le serie di passi ritmici, cioè sequenze di passi di danza che caratterizzano la musica. Questi due ultimi punti sono evidenti nell’esercizio al cerchio di Margarita, ricco di difficoltà d’attrezzo sapientemente collegate tra loro in modo da seguire armonicamente la musica.
Tokyo 2020-21: Linoy Ashram
Quella del 2020, poi posticipata al 2021 a causa della pandemia, è stata l’edizione dei Giochi più sorprendente di sempre, e non solo perché si è svolta senza pubblico. Dopo 5 Olimpiadi e 20 anni di dominio russo, a Tokyo l’israeliana Linoy Ashram riesce a fare il colpaccio: nonostante una piccola perdita al nastro, l’elevato valore delle sue routine le consente di strappare l’oro alla favorita Dina Averina, che si deve accontentare del bronzo. Ma le sorprese non sono finite: la sua gemella Arina viene scalzata dal podio dalla bielorussa Arina Harnasko.
Video Linoy Ashram Tokyo 2020-21
Nel corso di questi quattro anni, il valore delle difficoltà d’attrezzo ha acquisito una rilevanza crescente, con le atlete che hanno sviluppato abilità così avanzate che nel 2018 è stato rimosso il limite di 10 punti per evitare il rischio di troppi parimeriti. Gli esercizi sono diventati una corsa frenetica per integrare il maggior numero possibile di elementi, a discapito dell’aspetto artistico. L’esercizio eseguito da Ashram rappresenta chiaramente l’intensità richiesta in questo periodo, evidenziata dal ritmo incalzante della musica scelta, perfettamente adatto al suo stile.
Ecco i risultati del sondaggio: le vostre risposte alla domanda “Quale tra queste è la tua campionessa olimpica preferita?”
Conoscevate le campionesse olimpiche di ritmica dal 2004 a oggi? Quale è la vostra preferita? Fatemelo sapere nei commenti!
Pubblicati i risultati del sondaggio! Vince Kanaeva, ma di pochissimo su Mamun!
Ho un debole per i nastri di Kanaeva… così delicati, eleganti e costruiti sugli accenti musicali, pura poesia! Non saprei scegliere il mio preferito tra i suoi due esercizi. Invece che impressione rivedere poco dopo le clavette di Linoy: velocissimissime! Guardando Kabaeva e Kanaeva, due grandissime della ritmica, mi ostino a non capire come la Russia possa continuamente riciclarne lo stile e le musiche: ginnaste con una personalità così forte inevitabilmente sovrastano e portano al confronto. Penso in particolare al recente nastro di Lala, con movenze orientaleggianti che rimandano a Kabaeva (https://www.youtube.com/watch?v=FRFn9odOgY0), e alla palla della giovanissima Nikol Rimarachin Diaz che ha la musica di Kanaeva del 2008 (https://www.youtube.com/watch?v=wVPDPpBe0ic).
Grazie mi hai messo la luce nell’orecchio e ho visto qualche video. Vere perle.
Rimango sempre incantata dalla grazia di Kanaeva e dalla flessibilità ed energia di Kabaeva, però qui la mia preferenza va a Mamun, soprattutto per motivi sentimentali: riusciva a portare un pizzico di “drama” in più in pedana, più cuore e (purtroppo, dopo aver visto il documentario) anche più dolore.