Elena Vitrychenko: questo nome forse non è famigliare ai più giovani lettori, ma sicuramente merita di essere conosciuto da tutti i veri appassionati di ginnastica ritmica. Scopriamo insieme la sua storia, ricca di trionfi, scandali e delusioni!

Pubblicato originariamente su BeatriceVivaldi.it a giugno 2017

Oggi intendiamo riproporvi la storia di una regina della ginnastica ritmica mondiale: Elena Vitrychenko, una vera e propria icona di questo sport. Una ginnasta che, tra gli anni ’90 e 2000, è stata capace di adattarsi alle trasformazioni del codice dei punteggi e alle sue repentine evoluzioni. Una vita di trionfi, ma anche di scandali e delusioni che hanno innegabilmente caratterizzato una carriera brillante ma non sempre facile.

Le origini: la madre e le prime gare

Nata a Odessa, nell’attuale Ucraina, nel novembre 1976, Elena ha iniziato a praticare ginnastica ritmica all’età di 4 anni. Figlia di un professore universitario e di Nina Vitrychenko, una delle allenatrici più brillanti e creative che la ritmica abbia mai conosciuto, Elena si appassiona alla ginnastica spinta proprio dalla madre. Nina è stata infatti tecnico della squadra URSS, ha fondato l’Accademia di ginnastica di Kiev e infine si è trasferita in Spagna, allenando ginnaste del calibro di Almudena Cid Tostado.

Il debutto di Elena sulla scena internazionale avvenne nel 1991 a Lisbona durante i Campionati Europei Junior, quando ottenne l’oro di squadra nel team dell’allora Unione Sovietica, insieme a Ekaterina Serebrianskaya e Amina Zaripova.

Dopo la sua prima apparizione ad un campionato mondiale nel 1992, molti sono i titoli collezionati per conto del neo-stato ucraino. Ai mondiali di Alicante del ’93 ottenne la sesta posizione nel concorso generale, l’argento con il team e alla palla, il bronzo a cerchio e clavette. Agli Europei di Salonicco del ’94 fu argento individuale, oro con il team e nelle routine a fune, cerchio e nastro. Le successive competizioni le regalarono poi numerose medaglie nelle diverse finali di specialità, disputate tra campionati europei e mondiali, ma nessuna nel concorso generale: sesta a Parigi nel ’94, sesta a Vienna nel ’95 e di nuovo sesta ad Asker nel ’96.

Cresciuta osservando le esecuzioni dei suoi modelli, Galina Beloglazova, Oksana Kostina e Maria Petrova, Elena dovette ben presto confrontarsi con alcune amare realtà. Gli intensi allenamenti spesso non parevano bastare per raggiungere i risultati delle atlete rivali, neppure delle sue stesse connazionali. È come se le fosse sempre mancato qualcosa per essere al “top”, nonostante composizioni originali e innovative ed esecuzioni che spesso rasentavano la perfezione. All’origine di giudizi così severi vi erano i dissapori interni tra le diverse Scuole nazionali: in Ucraina infatti convivevano quasi due Federazioni distinte, la sua e la Scuola Deriugina. Elena probabilmente pagava il fatto di essere seguita direttamente dalla madre e forse anche quello di avere, in qualche occasione, espresso perplessità sui metodi di allenamento dell’Accademia “rivale”.

I primi amari Giochi Olimpici

Nonostante le ottime premesse, la prima posizione nella fase preliminare e la seconda in semifinale, ai Giochi Olimpici di Atlanta, a cui Elena si presentava da grande favorita, si dovette accontentare del gradino più basso del podio. Le sue esecuzioni convincenti e prive di errori, tra le quali una routine alla palla emozionante ed elegantissima, non furono sufficienti per vincere. L’oro andò infatti alla connazionale Serebryanskaya, mentre l’argento alla rivale russa Yana Batyrchina, tra qualche fischio e disappunto del pubblico.

L’insoddisfazione per aver mancato l’oro olimpico, che pareva davvero alla sua portata, la spinse a tornare al lavoro al fine di rinnovare completamente il suo programma. Il riscatto avvenne nel 1997: l’oro europeo di Patrasso e l’oro mondiale all-around tanto atteso, conquistato a Berlino, insieme a tre ori e un argento di specialità, consacrarono definitivamente infatti la sua carriera. Da quel momento, però, la sua strada fu tutt’altro che in discesa, perché ai mondiali di Osaka del 1999 vinse inaspettatamente la debuttante Alina Kabaeva che, appena sedicenne, si impose sulle avversarie sbaragliando la concorrenza. 

Ma il peggio non era ancora arrivato. 

Elena ai Giochi Olimpici di Atlanta

Il complotto Europeo e i secondi Giochi Olimpici

Nel 2000, al Campionato Europeo di Saragozza, andò infatti in scena uno dei peggiori scandali della storia della ritmica internazionale. Elena fu vittima di un complotto di alcune giudici, guidate proprio dalla responsabile tecnica ucraina Irina Deriugina. Probabilmente una vendetta personale, in quanto Nina era appena stata sorteggiata per far parte della giuria agli imminenti Giochi Olimpici di Sidney. A causa dei punteggi falsati Elena ottenne un ingiusto diciassettesimo posto in semifinale, posizione talmente difficile da accettare che Elena decise di ritirarsi dalla gara. Le irregolarità furono così palesi che sei giudici, due settimane dopo, sarebbero state poi sospese per un anno con provvedimento della FIG, e pertanto escluse dalla Giuria dei Giochi. 

Saragozza è stato indubbiamente per Elena il momento più difficile della carriera ma, allo stesso tempo, uno dei più importanti e, per certi versi, più belli ed intensi. Da una parte si sentì compresa dalle avversarie, che la consolarono a fine gara, dall’altra ebbe il conforto del pubblico che, esprimendo tutto il disappunto per la valutazione dei giudici e l’ammirazione per una ginnasta dal valore tecnico e umano indiscutibile, più volte scandì il suo nome a gran voce. Ed è forse questo aspetto della vicenda che la spinse a proseguire, non senza ulteriori difficoltà.

La Federazione ostacolò infatti la preparazione di Elena utilizzando metodi più o meno “leciti” che la costrinsero persino a spostare gli allenamenti in una sede lontana dalla Deriugina School. Come se non bastasse, venne poi addirittura esclusa dal team ucraino che sarebbe partito per l’Australia e, solo grazie alla sentenza del Comitato Olimpico a cui si era appellata, fu reintrodotta in squadra. Alla sua seconda Olimpiade Elena si dovette però accontentare del quarto posto, con una differenza di soli 6 centesimi dalla grande favorita Alina Kabaeva, che ottenne il bronzo nonostante una grave perdita al cerchio.

Piuttosto scoraggiata dall’esito dei Giochi, Elena decise così di abbandonare definitivamente la carriera agonistica. Durante la sua ultima competizione, il Gran Prix di novembre a Deventer, ringraziò pubblicamente i suoi fan per il sostegno e, piuttosto ironica, anche le Giurie. 

Elena ai Giochi Olimpici di Sydney

La vita lontano dalle pedane

Nel dicembre del 2001 Elena convolò a nozze con Alexey Bovorikov, un uomo d’affari: il matrimonio fiabesco fu celebrato in un antico castello finlandese. Terminati gli studi in pedagogia, per un periodo Elena rimase lontano dalle pedane per “disintossicarsi” dalla ritmica. Anche se in fondo, nonostante le delusioni e le difficoltà affrontate durante il suo cammino da atleta, sapeva già di non poterne restare lontana a lungo.

Poco dopo si trasferì a Lloret de Mar, in Spagna, dove viveva la madre. Nina, infatti, dopo essere stata ingaggiata dalla Federazione spagnola per guidare il team nazionale ai mondiali di Madrid nel 2001, contribuendo alla crescita di ginnaste come Almudena Cid Tostado e Jennifer Colino, intendeva aprire una Scuola proprio in quella località. Lloret de Mar era una cittadina a cui Elena era particolarmente legata. Lì aveva infatti trascorso alcuni giorni di svago dopo la gara di Saragozza e aveva avuto tempo di riflettere e riprendere in mano la propria vita, dopo lo smarrimento provocato da quell’episodio increscioso.

Nel 2003 aprì una sua Accademia di formazione, in cui continuò a lavorare anche dopo la scomparsa della madre avvenuta nel 2010, a soli 56 anni, dopo una lunga malattia. Al primo ottobre 2011, durante la “Vitrychenko Cup”, risale una toccante esibizione in suo ricordo.

Grazie anche all’affetto per David, Cesare e Aurora, i suoi tre figli, Elena pare si sia davvero lasciata il passato alle spalle. Lo dimostrano l’esibizione durante la Deriugina Cup del 2012, durante la quale cui si è cimentata con palla e cerchio, mostrando di avere ancora una forma fisica impeccabile. E, soprattutto, l’abbraccio con la compianta Albina Deriugina al termine di quella performance.

Elena alla Deriugina Cup 2012

Il trasferimento negli USA

Nel 2013 Elena si spostò negli USA, dove iniziò a lavorare presso lo “Illinois RG Center”. Nel 2014 fondò la “Vitrychenko Academy”, accademia di danza e ginnastica, continuando ogni anno a dirigere l’organizzazione del Torneo Junior “Vitry Cup” a Lloret de Mar.

A portare avanti la tradizione di famiglia oggi è proprio Aurora: la giovane atleta, classe 2008, aspira a diventare una delle ginnaste di punta dell’Accademia e dello stato americano, sulle orme della promettente junior Rin Keys, tre volte medaglia d’oro all’ultima edizione dei Giochi panamericani e medaglia di bronzo alle clavette ai Mondiali Junior. Sul profilo Instagram di Aurora appaiono diverse fotografie che la ritraggono sulle pedane nazionali ed internazionali accanto alle star di questo sport, tra cui anche Sofia Raffaeli

Elena con la figlia Aurora

Il bilancio di una vita

Ci è voluto molto tempo per metabolizzare l’andamento di una carriera che ha visto un notevole susseguirsi di alti e bassi, momenti in cui Vitrychenko non ha saputo darsi una spiegazione al fatto di essere stata spesso vittima di un sistema più grande e complesso di lei e per capire come quello sport così amato fosse stato anche fonte di così tanta sofferenza. Nell’autobiografia “The impossibile becomes possible”, pubblicata nel 2007, Nina ed Elena hanno raccontato le diverse sfaccettature della ginnastica dai loro due diversi punti di vista, quello di madre e figlia, ma anche quello di istruttrice e allieva, concordando sul fatto che per molto tempo si siano sentite “da sole contro tutti”.

Ma ora si può dire che Elena abbia superato tutto e guardato avanti: lo ha fatto grazie all’affetto degli amici, tra cui Yana Batyrchina con la quale è rimasta in ottimi rapporti, e l’amore della sua famiglia. In alcune interviste Elena ha dichiarato di sentirsi oggi una donna completa perché in fondo ha raggiunto il traguardo più importante: l’affetto e la stima del pubblico, che ancora oggi ricorda le sue routine più note e la prende a modello. Considerazione che va ben oltre al valore dei titoli e delle medaglie più pregiate rincorse e conquistate in carriera.

Conoscevate la storia di Elena Vitrychenko? Fatecelo sapere nei commenti!

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Ex-ginnasta e allenatrice, dal 2009 lavora nel settore sportivo e scrive per alcune testate web.

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KSVespeRG
1 anno fa

Approfondimento apprezzatissimo, grazie per averle concesso nuovamente spazio!

Purtroppo conoscevo già la sua storia (che è uno dei motivi per i quali non riesco proprio a evitare di nutrire zero stima per la figura della Deriugina attuale che, come testimonia l’attualissimo caso della Pohranychna, avrà perso smalto ma non il vizio) e ci sono sempre rimasto male. Meritava di più anche solo per l’amore che ha dimostrato nei confronti di questa disciplina rimettendosi in piedi più volte, nonostante tutto e tutti.

Oggi seguo volentieri il percorso della piccola Aurora sperando possa ottenere grandi risultati: chissà magari il prossimo codice potrebbe essere quello che può darle una sostanziale spinta in avanti! Sarei ben lieto di rivedere quel nome in qualche classifica importante ❤️

FMon
1 anno fa

Che piacere leggere di quella che è stata la mia ginnasta preferita, insieme ad Anna Bessonova. Quando ancora la scuola Ucraina dettava legge.
Grazie Beatrice per i tuoi approfondimenti e per questo spazio 🫶🏻

Pepenero
1 anno fa

Che splendida ginnasta! Le sue clavette del ’97 sono impresse nel mio cuore

Beatrice
1 anno fa

Io non la conoscevo, e ho apprezzato molto l’articolo. Non mi spiego come, a seguito di brogli conclamati, alcune persone siano rimaste, apprezzatissime e piene di potere a destra e a manca, nel mondo della ritmica.

Mirjam
1 anno fa
Risposta a  Beatrice

Anch’io sono rimasta molto colpita da questa cosa. Il fatto che ci sia stato un caso di corruzione provato a dei mondiali e la punizione sia stata solo un anno di sospensione per me è inspiegabile, quelle giudici dovevano essere radiate. Il nostro è uno sport che si basa interamente sul giudizio umano, se non si prendono provvedimenti seri contro chi si macchia di colpe simili come si fa ad avere fiducia nel corpo giudicante?

Mirjam
1 anno fa
Risposta a  Mirjam

*europei e non mondiali, ma non cambia il resto del discorso

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