Gianni Ballardini è uno dei pochissimi ragazzi in Italia ad essersi avventurato nel mondo della ginnastica ritmica, uno sport ufficialmente solo femminile. Lo abbiamo intervistato per scoprire il suo percorso, da Faenza... alla Spagna!

Chi è Gianni Ballardini?

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di conoscere Gianni Ballardini (@gianniballardini), uno dei pochissimi ragazzi in Italia che praticano ginnastica ritmica. Nella nostra chiacchierata sono emersi chiaramente il suo impegno e la passione per questo sport, sempre vivi nonostante le delusioni e le difficoltà che ha incontrato lungo il percorso. I rifiuti e le porte chiuse lo hanno spesso scoraggiato, ma ha continuato a perseverare, determinato a dimostrare che anche i ragazzi possono praticare ginnastica ritmica. 

Quest’anno finalmente Gianni ha coronato un grande sogno: partecipare a un vero – e molto partecipato – Campionato Maschile andando a gareggiare in Spagna, un Paese dove la ritmica maschile è già molto diffusa e praticata. Gianni è un esempio per tutti coloro che lottano per realizzare le proprie passioni, indipendentemente dalle difficoltà che possono incontrare lungo il cammino. Ecco la sua storia!

L’intervista

La ritmica in Italia è già di per sé poco conosciuta e praticamente non esiste nella versione maschile: come sei arrivato a praticare proprio questo sport?

Da bambino non conoscevo la ginnastica ritmica e ho sempre fatto nuoto, quindi tutt’altra cosa. Quando ho iniziato le medie, mi sono trovato in classe due compagne che facevano ginnastica ritmica e che mi hanno fatto vedere un video di Anna Bessonova al nastro su YouTube: mi ricordo di aver detto: “Wow! Che bella questa cosa!”. Da lì ho cominciato a prendere ispirazione da loro e, anche se mi avevano detto “guarda che la ritmica per i maschi non esiste”, all’inizio non ci facevo caso; pian piano mi sono appassionato e ho cominciato a praticarla a casa. All’epoca non c’era Instagram ma solo YouTube, quindi guardavo i video e li imitavo; provavo a fare le spaccate, le ruote, la schiena… ho fatto tutto questo da solo per tre anni. Nel frattempo facevo ancora nuoto, spinto da mia mamma, anche se ormai non mi piaceva più.

Quando la ritmica è diventata il tuo sport “ufficiale”?

Verso la fine della terza media decisi di chiamare un paio di società della zona. La prima allenatrice che sentii rimase sconvolta, mi disse “la ginnastica ritmica per i maschi non esiste assolutamente, non ti possiamo prendere” e io mi demoralizzai tantissimo.

Con la seconda società che chiamai andò un po’ meglio: mi dissero “per i maschi non esiste, però comunque se vuoi puoi venire a vedere un allenamento”. Vabbè, proviamo! Andai a vedere un allenamento ma totalmente a vuoto, perché l’insegnante poi disse “Guarda che per i maschi non esiste la ginnastica ritmica, quindi non ti faccio neanche iniziare perché non avresti futuro qua dentro”. Ma io mi dissi: vabbè non demordo, io continuo a fare le mie cose a casa perché mi piace! 

Due anni dopo richiamai la stessa società: sapevo che l’insegnante che mi aveva detto di no non c’era più, e tra l’altro in quella società si allenavano proprio le due ragazze da cui avevo tratto ispirazione. Avevo 16 anni, quindi ero già abbastanza grande, ma alla fine riuscii ad andare a fare un allenamento e loro si accorsero che sapevo già fare delle cose, mi ricordo che rimasero molto sorprese! Da lì cominciai a praticare ginnastica più seriamente, ma sempre in modo amatoriale, perché comunque non era possibile gareggiare e quindi allenarmi a livello agonistico.

Ti sei trovato quindi come unico ragazzo in un gruppo di ragazze: l’allenamento per te era diverso? Tra l’altro ho visto che hai delle doti naturali che farebbero invidia a chiunque, complimenti!

Sì, facevo le stesse cose tranquillamente. Le gambe sono il mio forte, la schiena ormai l’ho persa, quella è andata! 

Quando hai iniziato a fare gare?

Il primo anno non feci gare vere e proprie, ma mi fecero partecipare alla “ritmica coreografata” in un ente di promozione sportiva, con una coreografia di squadra insieme ad altre ginnaste. Dall’anno successivo, quindi nel 2017, iniziai a gareggiare con la mia società e portai un esercizio al cerchio nello CSEN. Aprirono poi anche la sezione coppia mista e provai anche quella, ma dopo poco la tolsero perché i partecipanti erano troppo pochi… cosa che secondo me non ha senso, bisognava aspettare un po’! Dopo aprirono una sezione maschile anche in UISP.

In tutto questo non sono mai stato in un corso agonistico, perché non potendo fare Federazione, non mi hanno mai inserito nel livello più alto. Dal 2019 ho smesso per un periodo di circa due anni, tra i quali c’è stato anche il Covid. Ho ripreso con una nuova società, il Club Atletico di Faenza, e ho ricominciato a gareggiare in CSI, dove nel frattempo si era aggiunta la sezione maschile, e in UISP sotto la Ginnastica Sorbolo.

Nella nuova società avevano già un settore maschile o comunque anche lì sei stato il pioniere?

Non lo avevano, ma mi hanno accolto anche perché mi conoscevano già. Secondo me ormai è un po’ cambiata il mood generale, le società sono più aperte. L’unica cosa è che la Federazione non ha cambiato mentalità, non prevede ancora la categoria maschile, mentre alcuni enti di promozione sportiva come ho detto hanno iniziato pian piano ad inserirla.

Ti sei trovato subito bene con le tue compagne? Hai sentito del pregiudizio?

All’inizio è stato difficile: le ragazze mi hanno accolto molto bene, però ho percepito un po’ di pregiudizio da parte del pubblico e dei genitori. Ad esempio durante l’allenamento prima della gara, nella zona riscaldamento, magari qualche occhiata e qualche risata la percepivo. Mi sono sempre sentito molto osservato e un po’ a disagio proprio per questo, ma mi sono sempre fatto i fatti miei!

In Italia al momento che possibilità ci sono per un ragazzo che vuole gareggiare?

Allora in UISP e in CSEN c’è la categoria maschile individuale e anche in CSI hanno inserito la sezione maschile proprio l’anno scorso. In Federazione come dicevo non c’è alcuna possibilità di gareggiare, l’unica cosa che mi hanno permesso di fare è un’esibizione durante la Ginnastica in Festa per due anni, l’anno scorso mi sono esibito subito dopo Sofia Raffaeli!

Adesso ti stai comunque ancora allenando? 

Sì sì, ho pensato di smettere perché comunque ho già 24 anni, però dai un altro anno si può fare!

Quest’anno hai coronato il sogno di gareggiare al Campionato Spagnolo: raccontaci un po’ la tua esperienza!

Il sogno di andare in Spagna c’era già da quando ero nella vecchia società, ma non siamo mai riusciti ad organizzare, io tra l’altro all’epoca ero anche minorenne, quindi non ho mai preso l’iniziativa. Quest’anno mi sono detto: sono maggiorenne, me lo organizzo io se voglio farlo! Per prima cosa ho scritto al ginnasta francese Peterson Céüs (@petersonceus_) per sapere un po’ gli step da fare; poi ho scelto la società spagnola per cui gareggiare, il Club Purpurina Roquetas de Mar, la stessa di Iván Fernández (@ivi125).

In seguito ho dovuto fare il passaporto e sono dovuto andare a Milano al consolato spagnolo per richiedere il NIE, il numero identificativo straniero temporaneo che serve per accedere alla Spagna. Dopo ho fatto il tesseramento e a maggio sono finalmente andato per la prima volta a gareggiare al regionale!

Come è l’atmosfera della ritmica maschile in Spagna? 

In Spagna c’è una bellissima atmosfera, il pubblico spagnolo è molto caloroso, anche nei confronti di chi arriva da fuori! È stata un’esperienza bellissima, tutti sono stati molto gentili e accoglienti. Sono andato lì qualche giorno prima per allenarmi con la società spagnola e mi sono subito trovato molto bene, mi sono sentito più a casa rispetto a qua, che è un po’ strano!

E come sono andate le gare?

Al regionale sono arrivato terzo, mentre al Nazionale ho fatto un po’ di errori di troppo e sono arrivato 17° nella categoria senior. I ginnasti “stranieri” passano di diritto al nazionale, mentre per gli spagnoli c’è una qualificazione, mi sembra che ne passino 3 o 5 per ogni categoria. Al Nazionale è stato bellissimo entrare e vedere tutti i ginnasti: eravamo almeno un’ottantina!

Cosa ne pensi della squadra mista?

Dovrei provare, anzi, la società spagnola mi aveva anche chiesto di farla, però sarebbe diventato un impegno troppo grande perché avrei dovuto andare in Spagna diverse volte.

Se ti dicessero “Gianni, lanciamo la ritmica maschile in Italia, aiutaci tu a decidere le regole”, cosa proporresti?

Allora la mia idea sarebbe quella di mantenere innanzitutto gli attrezzi della femminile e non cambiarli, perché sono quelli della ritmica! Il codice manterrei lo stesso, però magari cambierei il valore di alcune difficoltà, date le capacità maschili; ad esempio un valore diverso ai salti, o a certi tipi di equilibri o di giri. È un po’ l’idea di tutti i ginnasti spagnoli: in Spagna al momento utilizzano lo stesso. codice della femminile, però anche loro vorrebbero un po’ di cambiamenti in questo senso.

Parlando invece del codice a livello generale, ti piace quello attualmente in vigore o preferivi il precedente?

Il codice vecchio per l’esecuzione era molto bello, ma c’erano troppe cose, era diventato più un “fare” in continuazione. Il codice attuale mi piace di più, però punterei maggiormente sull’artistico; non come i codici vecchi in cui le ginnaste facevano veramente pochissime cose, però migliorerei la parte artistica. Per il resto mi va bene così, mi piace il discorso delle difficoltà combinate perché si vedono delle cose molto belle. 

Che messaggio vorresti dare ai lettori di BlaBlaGym, e in particolare ai ragazzi che fanno ritmica in Italia?

Un suggerimento che vorrei dare è quello di non fare caso ai pregiudizi. Siamo nel 2023 e la ginnastica ritmica è l’ultimo sport olimpico a non avere parità di genere: quindi perché non cominciare se ti piace, e chi se ne frega di cosa dicono l’amico, il compagno di classe o il babbo e la mamma! 

Spero davvero che la perseveranza e la determinazione di Gianni possano aiutare a gettare le basi per il riconoscimento e l’accettazione dei ginnasti di ritmica maschile anche in Italia! Cosa ne pensate?

Hai una storia o un percorso particolare nella ritmica che ti piacerebbe condividere? Contattami, la racconteremo insieme!

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Ex-ginnasta, UX/UI designer, fondatrice del blog. Orgogliosamente redhead con un sacco di lentiggini.

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Mirjam
1 anno fa

Non sapevo che anche i ginnasti stranieri potessero partecipare al campionato spagnolo, ma mi fa molto piacere scoprirlo, visto quante poche occasione hanno di gareggiare!
Complimenti a Gianni per la sua determinazione e la costanza che ha avuto nel portare avanti la sua passione, spero che possa essere un esempio per gli altri ginnasti ma soprattutto un segnale per la Federazione, che potrebbe seguire l’esempio di quella spagnola e farsi apripista della ritmica maschile.
Spero che a Valencia abbiano modo di esibirsi i campioni spagnoli e che sia l’occasione, una volta per tutte, per i vertici della ginnastica di svegliarsi e attivarsi per rendere ufficiale questa disciplina.

chiara trifiletti
1 anno fa

Complimenti a lui! Mi spiace che abbia dovuto perdere così tanto tempo a causa dell’ottusità di una federazione rimasta agli anni 50…ma sono altrettanto felice di leggere che gli enti di promozione sportiva sono più avanti, forse perchè si interfacciano con una base reale e meno elitaria.

Beatrice
1 anno fa

Non lo conoscevo, una vicenda da tenere presente. Mi dispiace per le discriminazioni subite e anche per il talento non riconosciuto e valorizzato fino in fondo: hai tutta la mia stima, Gianni! Mi auguro che le cose cambino velocemente e spero che la ritmica possa seguire l’esempio del nuoto artistico. Giorgio Minisini ormai è una star.

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