Durante una delle mie esplorazioni su Instagram, mi sono imbattuta casualmente nel profilo di GymLab e nei suoi interessanti approfondimenti sulla psicologia nello sport e nella ritmica.
Ho deciso quindi di fare una chiacchierata con la sua creatrice, Saralisa Murroni, ex ginnasta e consulente in psicologia sportiva. Ecco cosa mi ha raccontato!
Cominciamo con una panoramica su di te: ci racconti il tuo percorso nella ginnastica?
Io nasco come ginnasta. Sono di Lucca e ho praticato ginnastica sin dall’infanzia e, dopo aver smesso di gareggiare, ho iniziato ad allenare. Mi sono poi trasferita a Padova per studiare psicologia, continuando ad allenare anche nella nuova città. Sono contenta di aver avuto nella mia carriera la possibilità di collaborare con diverse società. Dal 2018 sono tornata a Lucca e al momento lavoro con la Gym Star.
Quando è nata l’idea di diventare consulente per la ritmica e di aprire Gymlab?
Avevo già esperienza nella psicologia dello sport, grazie a un tirocinio con lo psicologo della nazionale di tiro a volo a Roma. Ho deciso di approfondire il mio interesse e dopo poco mi sono iscritta a un master, diventando poi consulente in psicologia sportiva. Ho voluto portare questa conoscenza nella ginnastica ritmica, il mio amore! L’idea del profilo Instagram, invece, come molte buone idee è nata durante la pandemia.


Come funziona il supporto che offri alle ginnaste? È rivolto individualmente o alle società?
La psicologia dello sport è utile sia per gli atleti singoli che per le squadre, ma anche per allenatori, società e famiglie. Solitamente vado a intervenire a livello individuale o di gruppo, ad esempio con l’intera squadra di una società.
Qual è la domanda che ti viene posta più frequentemente? Su quale tema ti chiedono spesso aiuto?
L’ansia da prestazione, la gestione dello stress e della paura. Il discorso della pressione è quello più di tutti sentito nella ginnastica ritmica, perché si tratta di ragazzine molto giovani che hanno bisogno di un sostegno per affrontarla.
Puoi darci allora alcuni suggerimenti su come gestire l’ansia da prestazione?
Ovviamente non è una cosa rapida, ma sono dei percorsi: come ci si allena fisicamente, ci si allena anche dal punto di vista psicologico per arrivare a gestire meglio l’ansia. Ti dirò però tre metodi efficaci!
#1 Una delle tecniche che mi piacciono e funzionano meglio è quella della visualizzazione, che serve sia per migliorare la prestazione che per gestire meglio lo stress. Riuscire a visualizzare me stessa che esegue bene l’esercizio e che finisce la gara soddisfatta, è una cosa che aiuta a entrare in pedana con meno stress. Se invece entro con pensieri negativi, con i “non ce la faccio”, ovviamente l’ansia aumenta a dismisura.
#2 Anche la respirazione è molto importante, con tutte le sue tecniche, come ad esempio la meditazione.
#3 Infine, la gestione dell’arousal, cioè la consapevolezza del proprio stato mentale, è fondamentale. Capire dove e come ci si trova in quel momento e agire di conseguenza. Devo riuscire a essere in una situazione in cui ho la giusta quantità di energia per entrare in pedana. Quindi devo capire se ad esempio mi devo calmare e utilizzare alcune tecniche come la respirazione, oppure se mi devo al contrario attivare. Ci sono delle ginnaste che prima della gara sono apatiche, dicono “Ho sonno, non voglio andare in gara”: anche questa è una difesa rispetto allo stress! In quel caso ad esempio si possono fare dei saltelli con la fune, degli esercizi più veloci, tanti rischi o cose che mi fanno fisicamente aumentare il battito e quindi mi attivano un pochino.


Come influisce la famiglia nella gestione psicologica dell’atleta?
Hai aperto un vaso di Pandora! La famiglia può essere un supporto importante, ma è essenziale insegnare all’atleta a gestire anche questa dinamica. Quello che si può fare è dare alla ginnasta gli strumenti per gestire anche la famiglia, che è una delle cose che possono interferire con la sua prestazione, come la giuria o il pubblico. L’idea è quella di diventare talmente forte da essere indipendente. La famiglia può fare delle cose e io non glielo posso impedire, ma posso gestirlo con gli strumenti giusti.
Hai qualche consiglio per i genitori su come sostenere i propri figli atleti?
I genitori devono conoscere bene i propri figli, ma devono anche essere pronti a fare un passo indietro quando necessario. Il primo consiglio è parlare del problema, piuttosto che lasciar perdere e parlar di altro. Dovrebbe essere abbastanza scontato che i propri genitori conoscano i propri figli e sappiano come comportarsi con loro, però è anche vero che in certi momenti dell’adolescenza tuo figlio non lo conosci più. Quindi, meglio fare un passo indietro e ascoltare; chiedere “Di cosa hai bisogno? Come posso esserti utile? Hai bisogno che sia assente? Ok, mi assento”.
Nel momento in cui si capisce che il figlio è in difficoltà, il genitore (o il coach) può proporre anche un sostegno psicologico. Bisognerebbe farlo con una certa “leggerezza d’animo”, tra virgolette, cioè con la consapevolezza che non sto proponendo uno psicofarmaco o qualcosa che ha dei degli effetti collaterali importanti, ma sto proponendo un corrimano, un sostegno, a cui ci si può appoggiare nel momento del bisogno.


Hai qualche suggerimento per gli allenatori su come aiutare le ginnaste?
Sicuramente deve nascere prima nell’allenatore la consapevolezza che la psicologia dello sport è uno strumento a sostegno della performance. Purtroppo, spesso è ancora un tabù: si pensa di dover andare dallo psicologo o dal consulente solo se si sta veramente male. Il mio consiglio è quello di avvicinarsi e far avvicinare le ginnaste alla psicologia dello sport con più “leggerezza”, perché è qualcosa che le aiuta in ogni caso. È come se fosse un altro tipo di allenamento: c’è quello delle capacità fisiche, e c’è quello delle capacità mentali. Come si fa la preparazione fisica e coreografica, si può fare anche quella psicologica!
Un’altra cosa che ho trovato molto interessante sul tuo profilo è l’argomento del burnout dei coach (un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo). Mi puoi parlare un po’ anche di questo?
Gestire un burnout non è semplice, soprattutto senza un sostegno; però già normalizzarlo e parlarne aiuta. Ci sono dei periodi in cui magari un allenatore ha proprio difficoltà ad andare in palestra, farlo gli causa una situazione di ansia costante. Bisogna fare attenzione a non scambiare questi periodi solo per stanchezza; magari è ciò che lo innesca, però dietro ci può essere qualcosa di più profondo.
Quello di allenatore è un lavoro che richiede molto: c’è responsabilità di cura verso altre persone, tutta la parte tecnica da portare avanti, la programmazione, l’interfaccia con le famiglie, la gestione dei problemi… È un lavoro molto sfaccettato. Bisogna far sì che alcuni sintomi ci facciano da campanelli di allarme e ci facciano pensare: “Sto bene o sto per entrare in burnout? Oppure magari già ci sono con tutti e due i piedi?”
Nel momento in cui ci si accorge di questa cosa, ci sono tante piccole tecniche che aiutano a gestirlo, oltre ovviamente al supporto di un professionista. Ad esempio prendermi un po’ di tempo per me stesso senza pensare alla ginnastica, anche solo 10-20 minuti in cui non si risponde a messaggi e telefonate su questo argomento. Ma anche preparare una playlist che mi tira su e che mi dà energia e accenderla nella strada che faccio in macchina per andare in palestra. Un altro piccolo salvagente è guardare indietro e chiedersi “Perché l’ho fatto? Perché mi piace? Cosa mi ha portato a non mollare fino a qui?”. Ovviamente è molto soggettivo: non è detto che funzioni la stessa cosa per tutti.
Vuoi darci un consiglio finale?
Una cosa che vale sia per chi allena che per chi pratica sport: è chiaro che non si risolve tutto in un attimo, però se io faccio attenzione alle piccole cose, probabilmente cambia qualcosa. È come quando in barca a vela il vento cambia anche solo leggermente e le vele ci fanno cambiare direzione.
Vi lascio un piccolo sondaggio per capire la vostra opinione e situazione: grazie delle vostre risposte!
Sondaggio concluso! Il 71,9% di voi non ha mai seguito e non segue un percorso di psicologia nell’ambito della ginnastica, ma il 98,4 % si affiderebbe ad un psicologo per avere supporto nella vita sportiva. Per quanto riguarda l’investimento delle società nella figura di uno psicologo sportivo, il 35,9% pensa che la propria società supporterebbe l’idea, il 26,6% crede invece di no e il restante 37,5% non ne ha idea.
Grazie mille, Saralisa, per i tuoi preziosi consigli e per condividere la tua esperienza con noi!
Grazie a te! Spero che questa intervista possa contribuire a sensibilizzare sull’argomento e se avvicinerà anche una sola ginnasta alla consulenza psicologica sportiva, aiutandola a diventare più forte, sarà un grande successo!
Avete qualche esperienza relativa alla psicologia nello sport da condividere? Potete farlo qui nei commenti oppure in modo anonimo tramite una lettera al blog!
Sondaggio concluso! Il 71,9% di voi non ha mai seguito e non segue un percorso di psicologia nell’ambito della ginnastica, ma il 98,4 % si affiderebbe ad un psicologo per avere supporto nella vita sportiva. Per quanto riguarda l’investimento delle società nella figura di uno psicologo sportivo, il 35,9% pensa che la propria società supporterebbe l’idea, il 26,6% crede invece di no e il restante 37,5% non ne ha idea. Grazie a tutti i rispondenti!
Madoòooooo sofiiiiiiiiiiii💜💜💜💜fantasticaaaa
Hello, everyone! I apologize for writing this post under this article, but unfortunately I can’t post a comment under the nice article about Julieta Cantaluppi from last fall. I think you might be interested to see this interview given by Kristina Gyurova for a bulgarian youtube channel about the RG (there are subtitles in English). https://www.youtube.com/watch?v=nEMrapks4Bk
Ciao Christina!
I hope we’ll speak more accurately about this very impressive interview! I built my own ideas about that. Kristina has always been a rebel, and it probably doesn’t fit the role she had here in Italy. The worst thing is that the federation did not spend any word about her role in the development of the rhythmic movement in Italy. Juli, Milena, Talisa, Sofia, Letizia Cicconcelli, Martina Centofanti, Dana Mogurean, Serena Ottaviani, Lara Manfredi… just some names.
I suppose Fabriano just had to choose between having such a strong (and probably bad as she said) temper and a more quiet situation for the gymnast in order to compete. I could be wrong, it’s just my feeling
In my opinion this interview is just an accurate lens on how the things work. If you cross some lines, you will easily be out soon. Hard times for the outsiders. 😉 I really admire Kristina cause I think she is coherent and I agree with some of her ideas. On the opposite side, I can understand why she is considered so inconvenient (and I’m pretty sure it is exactly what she wants to be) and why it could be easier to work in a different way for a club, also considering the really difficult role of the gymnasts, that are exactly in the middle and could be affected by all these facts.
And I want to be very clear about my words: it is not about being with or against anybody (as it always is here in Italy when you speak about gymnastics -or about anything else), it’s just the most complete vision I have been able to build since the beginning of this situation.
And just one more thing: I really didn’t like when Kristina spoke about the new Fabriano’s team in a negative way. I cannot find the reason to be against a woman that is just trying to do her job in the best way (and that seems to be very talented, considering the performances I a saw recently). In conclusion, I wish that Claudia Mancinelli will be able to do her best and Milena and Sofia to be happy and fine and to enjoy every competitions!
Lei ha sempre avuto la fama di una “che non le manda a dire”, ma non immaginavo che lo fosse fino a questo punto!
Credo che il fatto di non avere niente da perdere le abbia permesso di non frenarsi nella scelta delle parole, il giudizio verso la situazione italiana nella seconda parte del video non è per niente positivo.
Alcune espressioni sono a mio parere censurabili, ma vengono da una persona ferita e vanno lette con questa consapevolezza.
Ovviamente l’intervista mi lascia un gran senso di tristezza.
Si potrà prenderne spunto per migliorare la situazione o tutto verrà considerato come “le parole di una piena di rabbia”?
anche gli altri video sono MOLTO interessanti in relazione agli aspetti psicologici, a mio modesto parere, tipo questo nuovo con la Amanieva
https://youtu.be/UZXewxZI7uw
Non so come siano messi altri Paesi, ma la Germania, a quel che si vede dalla serie ‘Road to Paris’ che sta uscendo a puntate su youtube, è parecchio avanti da questo punto di vista. Nell’ultimo video rilasciato, il check-up medico periodico comprendeva anche la visita dallo psicologo dello sport. Non credo sia un caso che Darja sia così performante. Sicuramente ha molte doti naturali, ma ha anche un team che la gestisce e la segue bene da tutti i punti di vista.
Ho notato che nell’elenco delle partecipanti a Palaio Faliro è segnata la voce del ‘supporto psicologico’, non ricordo le parole esatte. C’è sempre stata e sono io che me ne sono accorta ora?
Non solo, avete mai sentito un’intervista a Kolosov? Spicca enormemente tra le ginnaste, per profondità delle risposte e consapevolezza di sé e del proprio percorso. Talvolta, le altre sembrano parlare un po’ per frasi fatte. Ma invece, il documentario è solo in tedesco? Grazie!
Sì, in tedesco, ma si possono attivare i sottotitoli in inglese con youtube
Grazie!
Ormai abbiamo esempi di normalizzazione del supporto psicologico ovunque, nello sport di alto livello. Purtroppo, da alcuni discorsi diffusi dai piani alti della GR, sembra che lo sport professionistico sia per chi “ce la fa da solo”, senza dubbi, fragilità o tentennamenti, o, peggio ancora, per chi è in grado di subire pressioni inaccettabili. Invece, mi sembra giustissimo il principio per cui la psicologia sia utile per far fronte a momenti di inevitabile difficoltà, per superarli rimanendo persone sane e senza strascichi nella vita dopo e oltre la ginnastica, nonché per distinguere tra richieste e abusi.
Non sono una sportiva e non lo sono stata in passato, ma mi piace fare da spettatrice e sono una fisioterapista, mi è capitato di riabilitare degli sportivi. Riconosco sempre di più l’importanza del supporto psicologico in tutti gli ambiti e mi fa piacere sapere che c’è sempre più consapevolezza in tal senso. Purtroppo sono in tanti a sottovalutare l’importanza della salute mentale e della figura dello psicologo.
Articolo davvero molto interessante.
It is very important to talk about sports psychology. All federations and clubs should have an expert trained in psychology so that gymnasts and coaches learn to deal with their emotions on and off the carpet. It is also necessary for gymnasts to be able to clearly see when their coach’s “demand” becomes “abuse”.
Sono proprio d’accordo! Penso che prima di tutto, come dice Saralisa, bisognerebbe “normalizzare” l’argomento; c’è ancora molto lavoro da fare a riguardo. Nella mia esperienza personale ho visto che le nuove generazioni sono molto più aperte in questo senso e la cosa mi fa ben sperare.
Dalle prime risposte del sondaggio vedo che l’interesse è diffuso: per ora, il 97,4% dei rispondenti si affiderebbe ad uno psicologo, anche se solo il 28,9% ha seguito o segue un percorso di psicologia sportiva.