Cosa è un ricorso? Da chi può essere presentato? Da chi e come viene esaminato? Ha un costo? Tutte le risposte in questo articolo!

Qualche settimana fa a Valencia, in occasione dell’ultima edizione dei Campionati Mondiali, abbiamo assistito ad innumerevoli interruzioni, seppur di durata limitata, causate dalle richieste di revisione dei punteggi: i cosiddetti ricorsi.

Talvolta questi “inquiries” hanno ribaltato l’esito della classifica, come nel caso della finale alle clavette che ha visto Onopriienko scalzare Ikromova dal terzo gradino del podio proprio grazie all’innalzamento del punteggio in seguito a ricorso.

Sul sito avevamo già in passato affrontato il tema: si erano da poco conclusi i Campionati del Mondo di Pesaro e la questione era stata a lungo dibattuta sul forum. Ci eravamo chiesti: quando e quante volte un tecnico può richiedere durante una competizione la revisione del punteggio? Quali sono i criteri secondo cui questo può essere alzato o abbassato? Quali membri della giuria hanno il compito effettivo di rivedere l’esercizio e a chi spetta emettere il verdetto? E poi ancora, fare ricorso comporta un costo?

Per approfondire e fare un po’ di chiarezza abbiamo interpellato Adalgisa Di Fortunato, ex atleta e attuale coach della GR Olimpia Como ASD che, in diverse occasioni, ha vissuto le competizioni accanto al tavolo adibito alla gestione dei ricorsi. Ecco le sue risposte!

Cosa è un ricorso?

Il ricorso (in inglese inquiry) è la richiesta di revisione del punteggio. Quando l’atleta o il suo allenatore ritengono che il punteggio sia errato o ingiusto, possono presentare un ricorso.

La procedura di ricorso consente di riesaminare la performance e il suo punteggio durante la competizione.

Con il codice attualmente in vigore (2023), il ricorso può riguardare le Difficoltà Corporee (DB) o le Difficoltà d’Attrezzo (DA); non è quindi possibile farlo in merito ai parziali di Esecuzione e Artistico o alle penalità di tempo o fuori pedana.

Da chi può essere presentato un ricorso? Quando si fa la richiesta?

Il Regolamento FIG prevede che solo le tecniche accreditate in campo gara possano fare ricorso. La richiesta di ricorso verbale deve essere fatta immediatamente dopo la pubblicazione del punteggio o, al massimo, prima che venga mostrato il punteggio della ginnasta successiva (oppure entro 1 minuto dalla pubblicazione del punteggio per l’ultima ginnasta in gara).

Non appena la tecnica richiede la procedura, i LOC Inquiry Officers segnano l’orario e fanno partire un timer da 4 minuti. Entro questi 4 minuti la tecnica deve completare la richiesta scritta compilando un apposito modulo. Talvolta le tecniche si presentano al tavolo con il modulo già precompilato poiché sanno che il tempo a loro disposizione è poco. Per velocizzare il più possibile la procedura ed evitare di rallentare la gara, la pubblicazione del modulo avviene prima dell’inizio della competizione sul sito federale.

Con il codice attualmente in vigore (2023), per lo stesso esercizio possono essere presentati fino a due ricorsi distinti, perché DB e DA sono due parziali differenti.

Foto: Ulrich Fassbender

Chi esamina il ricorso, e come?

Il compito di esaminare il ricorso spetta alla Giuria Superiore, che valuterà se questo è accettato o rifiutato, senza ulteriore possibilità di appello. Da qualche anno la FIG si avvale del sistema IRCOS (Instant Replay and Control System), una registrazione video che offre ai giudici la possibilità di rivedere l’esercizio in caso di ricorso.

La Giuria Superiore visiona quindi il video della performance in questione, valutandone nuovamente il punteggio. Se il punteggio ricalcolato è uguale a quello ottenuto in precedenza, il ricorso viene respinto. Se il punteggio invece è differente, il ricorso viene accettato e quindi il punteggio viene di conseguenza modificato. Ovviamente il punteggio può essere sia alzato che abbassato, a seconda della valutazione della Giuria Superiore!

Il verdetto riguardo il ricorso deve essere comunicato entro la fine della rotazione (o gruppo) nelle gare di qualificazione e nell’All Around, oppure prima del punteggio della ginnasta o squadra seguente nel caso delle finali di specialità.

Il ricorso ha un costo?

Ogni ricorso non accettato ha un costo: attualmente si tratta di 300 dollari statunitensi per il primo reclamo di ogni Nazione, 500 per il secondo e 1000 per il terzo. Questo per scoraggiare ricorsi infondati che danneggiano anche le ginnaste successive, costringendole ad attese impreviste poco prima di entrare in pedana. Nel conteggio del costo, le gare individuali e di squadra valgono come competizioni differenti . Quindi, ad esempio, il primo ricorso per un’individualista o per una squadra dello stesso Paese costano entrambi 300 dollari.

Nel caso che il ricorso venga accettato e il punteggio venga alzato, non ci sarà invece alcun onere a carico della Federazione che lo richiede. Questo perché fare ricorso è uno strumento per evitare ingiustizie ed è diritto di ogni Federazione. Il costo è invece totalmente dovuto in caso di non accoglimento della richiesta e, a maggior ragione, in caso di abbassamento del punteggio.

Quando bisogna pagare?

Il costo non va espletato in contanti durante la gara, ma è la FIG ad inviare in seguito la richiesta di pagamento direttamente alla Federazione interessata. Anni fa i ricorsi dovevano essere pagati immediatamente in contanti, che venivano poi restituiti in caso di ricorso accettato; tale procedura aveva provocato la falsa credenza che si potessero “pagare i giudici per alzare il punteggio”.

Le quote versate per la presentazione di un’“inquiry” vanno a costituire un fondo di solidarietà federale, una sorta di “fondo cassa” istituito dalla Federazione Internazionale che viene utilizzato per sostenere iniziative umanitarie o benefiche. Di recente, ad esempio, parte del ricavato è stato messo a disposizione della Federazione ucraina per il sostegno agli atleti della propria Nazione. In passato lo stesso era stato destinato all’assistenza economica alle Federazioni Nazionali colpite pesantemente dalla crisi economica post pandemia.

Adalgisa all’Inquiry Table ai Mondiali di Pesaro – Foto di A. Squassoni

L’esperienza a Pesaro 2017

Adalgisa – Durante il Campionato del Mondo di Pesaro vicino al divanetto del Kiss & Cry era posizionato un tavolo in cui le tecniche, dopo aver visualizzato il punteggio sullo schermo, potevano recarsi per fare ricorso.

“Lì mi trovavo con una collega in qualità di LOC inquiry officers, cioè addette ad avviare la procedura di ricorso. Durante la competizione abbiamo assistito a diversi ricorsi, per lo più nella gara individuale – alcuni ricorrenti per la stessa ginnasta in diversi attrezzi – e meno nella gara di squadra (dove, con il codice dei punteggi in vigore nel 2017, le Nazioni al vertice riuscivano a raggiungere facilmente i 10 punti massimi nelle difficoltà).

Un ricorso che ha creato un po’ di agitazione al tavolo della giuria è stato quello per la giapponese Sumire Kita che è “arrivato dal pubblico”, cioè da una persona seduta sulla tribuna accanto alla postazione dei ricorsi – successivamente identificata come il Capo Delegazione del Giappone – che voleva consegnare direttamente il modulo. Poiché il regolamento impone che solamente le tecniche autorizzate in campo gara possano presentare ricorso, con una bella corsa il Capo Delegazione ha raggiunto la tecnica nel warm up e solo allora lei ha potuto recarsi al tavolo, appena in tempo.

I numeri e le curiosità

Parlando di numeri, durante i Mondiali di Pesaro sono stati presentati in totale ben 24 ricorsi. Per quanto riguarda la gara individuale dei 13 presentati solo 6 sono stati accolti, mentre gli altri 7 respinti. Buona parte dei ricorsi è stata effettuata nelle finali di specialità, specialmente dalle ultime ginnaste in gara, in quanto pochi decimi potevano fare la differenza fra l’ottenere o meno una medaglia. Oppure in qualifica, quando la variazione del punteggio poteva far la differenza fra l’accedere o meno ad una finale. A volte il ricorso è uno strumento di protesta verso una valutazione che secondo l’allenatrice non rispecchia il valore della prestazione, situazione non rara in uno sport dove il giudizio è umano e non misurato da strumenti elettronici.

Tra le altre cose siamo rimaste colpite dall’umanità di questi colossi della ginnastica ritmica che arrivavano al tavolo dell’Inquiry piene di agitazione, quasi a cercare conferma del fatto che il punteggio non rispecchiasse il valore dell’esercizio. Abbiamo visto molte allenatrici preoccupatissime di non fare in tempo a compilare il modulo. Altre, in difficoltà nello scrivere in lingua inglese anziché ad esempio con caratteri cirillici, si rivolgevano a noi per essere certe di fare tutto nella maniera corretta. Talvolta ci hanno chiesto riscontro in merito ai ricorsi presentati in precedenza dalla stessa Nazione. Di certo abbiamo capito che per le allenatrici la richiesta di un ricorso è un momento di altissima tensione anche emotiva. Dopo tutto il lavoro svolto per arrivare fino a lì ci si gioca tanto in pochi minuti, con le aspettative delle ginnaste e della nazione sulle proprie spalle.”

Conoscevate queste procedure? C’è qualche ricorso che vi è rimasto impresso? Fatecelo sapere nei commenti!

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Ex-ginnasta e allenatrice, dal 2009 lavora nel settore sportivo e scrive per alcune testate web.

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Mirjam
1 anno fa

Approfondimento molto interessante, non sapevo che le quote dei ricorsi andassero a un fondo di beneficenza! E non avevo mai pensato alla necessità di dover compilare rapidamente un modulo in inglese, quando normalmente non usi nemmeno lo stesso alfabeto: ogni volta che io devo inviare un documento lo ricontrollo mille volte, non oso pensare quanta tensione ci sia a doverlo fare con un timer!

D’altra parte, concordo con Pepenero che la situazione è veramente sfuggita di mano e, per quanto un pagamento in denaro sia sicuramente il deterrente più ovvio, forse non funziona più così bene. I mancati ricorsi italiani vengono spesso giustificati con la carenza di fondi (o almeno, per qualcuno è così), ma Ucraina e Azerbaijan non sembrano farsi problemi ad investire migliaia di dollari a ogni gara importante per fare ricorso quasi a prescindere dal risultato. Capisco che si debba avere diritto di fare rivalsa su un punteggio che non si giudica consono, ma le gare non possono neanche durare il doppio del tempo previsto.
Oltretutto, ultimamente abbiamo visto aumenti di punteggi veramente consistenti (ricordo addirittura uno 0.7!), che immagino fossero dovuti a un elemento di alto valore inizialmente non convalidato, ma fanno veramente perdere fiducia nel corpo giudicante, perché, da membro del pubblico, mi viene da dire: ma allora che stavano guardando?
Insomma, per quanto sia uno strumento sicuramente utile e dovuto, credo davvero che andrebbe rivisto, insieme alle altre problematiche di giuria di cui abbiamo parlato spesso.

Pepenero
1 anno fa

Indubbiamente le Derugina investono parecchi soldi nei ricorsi 😅, ma pure la squadra italiana non scherza eh…
Nelle ultime gare importanti si è fatto largo uso di questo diritto, con il conseguente prolungamento dei tempi della gara e, da spettatore, grandi dubbi sull’operato della giuria: è palese che gli stessi addetti ai lavori non credano al buon operato della giuria se ogni 2 per 3 fanno ricorso. Ritengo che sia squalificante per l’ immagine di questo sport.
Si parla sempre di aiutare il pubblico a capire i meccanismi del codice e, al contempo, si agisce contestando continuamente i giudizi (sia con i ricorsi che con le dichiarazioni… Italia docet).

Beatrice Vivaldi
1 anno fa

Grazie Chiara e Adalgisa per questi preziosi chiarimenti!

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